“E’ sempre una questione di conti: o li facciamo oggi con le paure, o li faremo domani con il tempo”
Stiamo tutti vivendo giorni particolari: per alcuni dolorosi, per altri incerti e noiosi, un periodo che realisticamente nessuno si sarebbe immaginato ma che inesorabile sta colpendo, paese dopo paese, il mondo intero mettendo prepotentemente a nudo tutta la nostra vulnerabilità.
L’essere umano ha raggiunto una consapevolezza dei propri mezzi e potenzialità che nessun’altra specie vivente sul nostro pianeta è mai riuscita ad avere, ma la stessa consapevolezza che a volte ci fa credere invincibili ci fa sottostimare alcuni pericoli sui quali pensiamo di avere il pieno controllo, così com’è stato per la pandemia di Covid-19. Ovviamente la situazione in cui ci troviamo è infinitamente più complessa di quanto si possa esprimere in due righe ed è il frutto di eventi, scelte e azioni che coinvolgono molti ambiti; non credo sia questo il posto giusto per parlarne, né tanto meno io la persona giusta per farlo.
Ma se c’è una cosa che questa quarantena mi ha permesso di fare è senza dubbio riflettere, fermarmi e pensare a ciò che in questi giorni stiamo vivendo e alla morale che alla fine dovremmo secondo me trarre da questa situazione. Ecco, di questo vorrei parlarvi.
Direte voi: “Ok l’articolo sulla quarantena, ma perché proprio questo titolo?”
La risposta a questa domanda può avere accezione positiva e negativa allo stesso tempo, un concetto che può stimolare, ma anche mettere un pizzico di giusta inquietudine nel lettore…non ci hai capito nulla vero? Tranquillo/a, ora mi spiego meglio:
In questi giorni ci siamo scoperti, o meglio riscoperti, vulnerabili più di quanto pensavamo fosse possibile. Stiamo provando la paura del domani come incertezza, come un’incognita su cui non abbiamo ascendente, paura fin’ora sopita a causa dei mille e più pensieri che ci troviamo ad affrontare nella frenetica vita di tutti i giorni, proprio quella vita che da un momento all’altro è stata messa in pausa nostro malgrado e che riprenderemo anche se in maniera differente.
Ma è proprio nei momenti in cui ci sentiamo più vulnerabili che ci fermiamo ad analizzare meglio noi stessi, ci chiediamo se ciò che facciamo ci rende felici, se la vita che stiamo vivendo è all’altezza dei nostri sogni e delle nostre aspettative. In questi momenti ci potremmo rendere conto che stiamo letteralmente sprecando il nostro tempo in un lavoro che odiamo, che ci assorbe tanto da distoglierci da tutto il resto, o inseguendo il continuo bisogno di soddisfare necessità materiali non indispensabili, al solo fine di ottenere sprazzi di felicità effimera che si esauriscono troppo in fretta: all’uscita di un nuovo modello di smartphone, di una macchina più accessoriata, di una fotocamera con mille mila mega-pixel…e così, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno la vita ci scorre tra le dita, come granelli di sabbia che inevitabilmente sfuggono alla nostra presa, alla vana ricerca di una felicità futura, una promessa di appagamento dopo una vita di sforzi e rinunce quasi mai mantenuta. Nel mio caso è stata proprio quel tipo di paura a spingermi ad uscire dalla stasi che chiamavo “normalità” e ad inseguire i miei sogni prendendo decisioni che ai più sembravano avventate ma che io sentivo giuste. Un giorno mi sono svegliato e la sensazione di soffocamento era più forte del solito: sentivo bisogno di libertà, percepivo il tempo scorrere molto più velocemente di quanto fino ad allora mi era sembrato e ho avuto paura. Temevo che le mille e più cose che avrei voluto fare sarebbero rimaste niente più di un desiderio, ho cominciato a cambiare le gerarchie nella mia vita, stravolgendo il modo in cui avevo sempre concepito ogni mio giorno. In questi giorni di reclusione forzata mi capita spesso di sentire quella sensazione che dentro di me, mi sono sentito privato di quell’equilibrio che ero riuscito a trovare, il giusto mix tra lavoro, sogni e passioni, comincio a risentire quel il bisogno di chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, con la speranza che una volta riaperti avrei visto prendere forma di fronte a me il sentiero giusto da seguire, la mia strada verso la felicità.
“Va bene Stefano, ma quindi qual è il punto?”
Beh il punto è che questi giorni ci devono far capire quanto al di fuori del nostro controllo sia la nostra vita, soprattutto nel lungo periodo, di quanto ci illudiamo di poter pianificare tutto nei minimi dettagli salvo poi dover rivedere ogni piano perché un imprevisto ha cambiato tutte le carte in tavola. Il tempo è la risorsa più preziosa che abbiamo, la nostra più grande ricchezza, né acquistabile né stimabile, ma solo valorizzabile.
Ecco il famigerato giorno in meno, evento positivo o negativo in base a come decidiamo di viverlo: un giorno in meno verso la realizzazione di quello che vogliamo fare, dei sogni che inseguiamo e che dobbiamo cercare di perseguire, o un giorno in meno che abbiamo a disposizione per farlo, un giorno in meno per godere appieno di tutta la bellezza che ci circonda, un giorno in meno per scoprire meglio il mondo e noi stessi, un giorno in meno per essere felici.
Dobbiamo pesare bene ogni nostro momento e ogni nostra decisione, perché infondo, è sempre una questione di conti…